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Che ci fa un un ciclista lento in Tanzania?

L’organizzazione ferrarese IBO è in Tanzania per supportare scuole e costruire pozzi, con un “ciclista lento” al seguito

IBO Italia, organizzazione non governativa con sede a Ferrara, sta realizzando in Tanzania importanti infrastrutture a sostegno dei progetti educativi locali. Attraverso il progetto “We Care”, finanziato dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo Sviluppo, opera nelle scuole del distretto di Iringa, cittadina situata nella savana in mezzo ai più rinomati parchi naturali dove si praticano i safari fotografici.

L’organizzazione ferrarese – che da sempre si prodiga nell’organizzare scambi giovanili e formare volontari attraverso il servizio civile nazionale ed europeo, impegnati nei tanti progetti che segue nel Sud del mondo – nella città tanzaniana di Iringa ospita attualmente quattro ragazze, tra cui la ferrarese Silvia Parisotto, occupate nell’importante attività di coordinamento e di formazione al personale scolastico locale, per rendere inclusivi anche ai bambini con disabilità i programmi educativi forniti dalla Stato della Tanzania, creando momenti di aggregazione e di sport e coinvolgendo la popolazione locale.
Un difficile e paziente lavoro di tessitura, portato avanti in silenzio e con tenacia dal personale di IBO Italia, capitanato in loco dalla referente Paola Ghezzi, e da Ferrara dalla progettista Federica Gruppioni, che in queste settimane è stata in visita alle strutture di Iringa.

Negli ultimi giorni in particolare è stato inaugurato un pozzo per l’acqua nel plesso scolastico di Kipera, dove studiano 700 bambini. L’iniziativa, sponsorizzata dall’associazione Harambee, consentirà di poter servire i servizi igienici e la cucina, migliorando la vivibilità della struttura. In altri villaggi della stessa regione sono già state realizzate pedane che consentono l’accesso scolastico ai bambini con disabilità e servizi igienici.
Per l’evento è presente sul posto, oltre al personale di IBO Italia, anche il musicista e giornalista Guido Foddis, che sta raccontando sui social media la bella esperienza. Oltre alle fotografie di viaggio nella sconfinata savana africana, spiccano le immagini che raccontano una popolazione non adeguata agli standard di vita occidentali, ma piena di ottimismo e di energie da valorizzare.

“A Ferrara c’è chi il Piano Mattei per l’Africa lo sta attuando da diversi anni! – racconta il nostro Guido –  Qui ci sono le scuole, ma a volte mancano i bagni; a volte ci sono i bagni, ma manca l’acqua… Ecco perché in questi giorni abbiamo festeggiato, fra le altre cose, l’apertura del nuovo pozzo!”.

Ci sono le biciclette in Tanzania? “Di biciclette ce ne sono poche, anche perché fanno più o meno la stessa fine che possono fare le biciclette nelle città italiane, cioè molto spesso le stirano sotto le macchine, e quindi è un mezzo di trasporto solo per spericolati, o per chi non ha auto o finanze. Qui il mezzo che va per la maggiore è il bajaji, una specie di ape-car usato per il trasporto delle persone che può raggiungere la velocità di picco di 25 km/h, ma che si infila in mezzo ai camion, spregiudicatissimo nel traffico infernale che contraddistingue anche la Tanzania nelle città ad alta densità di popolazione”.